Nell'ultimo post ho parlato di cose piacevoli e spiacevoli. Poi ho raccontato solo le piacevoli.
Anche perchè le spiacevoli sono molto poche e del tutto marginali. Cosa sono?
Il cambiamento di clima, arrivare a Malpensa con gli occhi ancora pieni di sole, con il ricordo di andare in giro in maniche di camicia; e trovare la normale temperatura di gennaio dei nostri paesi del nord. E, questa settimana, neve, neve e ancora neve.
Ma, a distanza ormai di quasi tre settimane dal nostro rientro, riusciamo ad andare più a fondo nella nostra esperienza e riusciamo a riconoscere come effettivamente ci ha cambiati, pensiamo in meglio.
Nella preparazione alla nostra visita e, speriamo, al nostro impegno, ci è stato detto più e più volte che è necessario cambiare mentalità e prospettiva e imparare a guardare e interpretare le cose con gli occhi e la mente degli abitanti del Paese.
Non credo di essere presuntuoso se affermo che questo atteggiamento è valido per tutti, non soltanto per chi intraprende un'attività "missionaria". Ed è valido in ogni tempo e in ogni luogo.
Missione dovrebbe essere riuscire a condividere con serenità e senza pregiudizi i pensieri e le esigenze degli "altri", mettendo in secondo, anzi in ultimo piano, i propri interessi, i propri desideri e i propri obiettivi.
Far propri i desideri e gli obiettivi dell'altro, anche se confliggono con i propri.
In questa ottica possiamo interpretare tutto ciò che, quotidianamente, noi inseriamo nella casella "missione".
Provate a pensarci, cominciando da ciò che, in questo blog, sembra più lontano.
Nel marketing di tutte le aziende compare lo slogan: "la nostra mission è la soddisfazione del cliente". Detto in inglese, forse per un residuo di imbarazzo nel modificare il vero significato della parola. Se così fosse, forse i clienti, di qualsiasi prodotto o servizio, sarebbero più contenti e soddisfatti. Ma sappiamo tutti che prevale non l'interesse del cliente, ma quello dell'azienda.
E cosa dire della politica o delle differenti e variegate amministrazioni pubbliche?
Quanti sono i politici che affermano che, per loro, fare politica e mettersi al servizio dello stato e dei cittadini "è una missione". E quanti sono quelli che interpretano questa missione a proprio uso, consumo e interesse?
Lascio a voi la fantasia di individuare quante altre volte la "missione" viene utilizzata non nel vero significato della parola, ma per nascondere la volontà di raggiungere solo i propri interessi. Che non devono essere soltanto di tipo economico. A volte sono prestigio, potere, desiderio, piacere, gratificazione personale, mal intesa vocazione.
La "vocazione" del medico dovrebbe essere quella di preservare la salute dei propri pazienti. A volte (o spesso) prevale l'umano desiderio di far vedere quanto si è bravi.
In una coppia, costituita da due persone che manifestano la volontà di seguire concordemente uno stesso cammino, voler bene all'altro/a si dovrebbe meglio esprimere con "volere il bene dell'altro/a". Anche se ciò comporta fatica e rinuncia.
" Non c'è amore più grande di chi dona la propria vita per gli altri".
Non è necessario intenderlo soltanto in senso letterale: la vita è espressa dai propri desideri e dai propri obiettivi. Occorre modificare la prospettiva: fare di tutto perchè GLI ALTRI, chiunque siano, possano raggiungere i propri obiettivi e desideri.
Ma se torniamo all'esempio della coppia, questo comportamento si traduce nel bene non soltanto di uno dei due, ma nel bene di tutti e due.
E non è facile! E non sempre ci si riesce! E spesso si viene anche fraintesi o presi in giro! E ancora più spesso si sbaglia!
Ma non per questo ci si deve arrendere.
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