Come previsto, andiamo a Catiò. Domingo, l’autista del Vescovo, ci porta fino a Bambadinca, dove ci incontriamo con Silvia e Monica che ci porteranno da padre Maurizio.
La strada è simile a quella per San Francisco, ma migliore. Sono necessarie comunque quasi 4 ore e arriviamo giusto per il pranzo.
Padre Maurizio non c’è; era a Bissau e il suo arrivo è previsto fra poco o nel primissimo pomeriggio. Invece, arriverà per cena.
E l’ennesimo esempio del tempo africano: bisogna scordarsi gli orologi. Immaginate questo colloquio: “quando ci vediamo?” “quando arrivo” “e quando arrivi?” “quando ci vediamo”.
C’è padre Fabio che dopo pranzo (e dopo il riposo pomeridiano) ci accompagna in visita alla scuola locale, frequentata da circa 250 alunni suddivisi in due turni mattina-pomeriggio e su tre classi: una quarantina di studenti per classe.
Padre Fabio ci introduce in ogni classe, ci presenta con belle parole e chiede per noi il permesso di scattare qualche fotografia. Come in tutte le scuole del mondo, si vedono visi attenti e pronti, altri un po’ più apatici e altri ancora con la classica espressione del “cosa ci faccio qui?”.
E l’ora dell’intervallo. Ma non i nostri tradizionali 10/15 minuti. Circa un’ora.
L’intervallo viene utilizzato anche per fare una sostanziosa “merenda”, che per molti di questi studenti diventa cena e per alcuni l’unico pasto della giornata. La merenda viene fornita dalla scuola e consiste in un misto di riso e farina cotti in acqua e distribuito in ciotole che ogni studente porta con sé. Si crea una fila ordinata e molto lunga davanti ad un piccolo capanno, al cui interno una donna guineana, volontariamente, ha cucinato la “merenda” ed ora la distribuisce. La scuola è pubblica, ma autogestita: un comitato del villaggio/villaggi gestisce gli aspetti organizzativi e amministrativi della scuola, con l’aiuto dei missionari. Direttore e professori sono guineani. Anche qui esistono professori di ruolo e professori a contratto (i nostri precari). Anche qui i precari non hanno vita facile. La “merenda” è una forma di incentivazione alla frequenza della scuola: sapendo che i figli otterranno almeno un pasto, molti genitori inviano più facilmente i loro figli a scuola, anche le femmine. Poche di loro, però, arrivano conseguire il diploma. La giustificazione ufficiale è che le donne sono più negligenti; molte di loro, invece, sono già destinate al matrimonio prima del termine degli studi. Senza modificare tale tradizione, i missionari cercano di convincere le famiglie che il matrimonio non impedisce la frequenza scolastica. I risultati per ora sono scarsi, ma qualcosa si muove.
Poi ci accompagna all’asilo, tenuto da suore. E’ un’altra scuola, parificabile alle nostre elementari, privata. Bambini meglio vestiti, ma tradizione di “merenda” identica.
Nella struttura delle suore si fa anche informazione sanitaria e nutrizionale. Quindi formazione su quali siano gli alimenti più sani a seconda dell’età e formazione su come riconoscere i sintomi delle malattie più frequenti e come intervenire in prima battuta.
Come tutte le strutture delle suore, anche questa è molto ben tenuta e ordinata.
Rientro a casa e conoscenza di Giovanni, 29 anni, in Guinea-Bissau ormai da quasi 8 anni. Parla correntemente il portoghese, il criolo e il dialetto balanta, oltre a un piacevolissimo siciliano. Cura la “ponta” (tenuta agricola) della missione, è espertissimo di agricoltura, conosce il paese molto più di molti missionari, si arrangia (bene) anche con lavori pratici, dall’elettricità all’idraulica all’edilizia. Nella missione è stata appena inaugurata una biblioteca. L’edificio, un rettangolo di sei metri per dodici, suddiviso in tre ambienti, è stato costruito dai missionari, con mattoni fabbricati a mano da loro stessi, seguendo le istruzioni di Giovanni.
Le chiacchierate fatte con lui mi hanno fatto scoprire e capire alcuni aspetti non palesi della Guinea-Bissau.
Ci seguirà, il prossimo 11 gennaio, a Bafatà per impegni personali e avremo ancora modo di approfondire alcuni argomenti molto utile per capire Paese e situazioni.
Intanto è arrivato anche Padre Maurizio e possiamo metterci a tavola per la cena.
Domani, visita alla ponta e alle sue coltivazioni e visita alla scuola di cucito.
Poi, rientro a Bafatà, un paio di giorni per chiacchierare approfonditamente con il vescovo e tirare le somme della nostra visita.
Quindi, trasferimento a Bissau il 13 nel pomeriggio, visita della città e della radio Sol-Mansi, diretta da padre Davide Sciocco e domenica sera approdo all’aeroporto per il nostro ritorno in Italia.
Ci auguriamo che sia un ritorno temporaneo e che, a Dio piacendo, possiamo tornare presto qui.
Arrivederci in Italia.
Se avete bisogno di un autista dall'aereoporto a casa, Roberto è disponibile. Fatecelo sapere. Arrivederci a presto.
RispondiElimina"Quando ci vediamo?", "Quando arrivo". Adesso ho capito ulteriormente perchè la Mamma si trova bene. "Dov'è la macchina?", "È giù". :-)
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